Per la legge della domanda e dell’offerta, ed anche per il rischio Paese:
più titoli di stato tentiamo di vendere tanto minore ne sarà il prezzo, e di risulta tanto maggiore gli interessi passivi.
Il nostro debito pubblico “era ed è una bomba ad orologeria”, non per l’importo (1920 milardi di euro) ma per il rapporto sul prodotto interno lordo (120%), che fa presupporre che le entrate erariali non siano sufficienti a pagare gli interessi ed è per questo che tutti si battono per la crescita economica.
Una classe dirigente credibile sarebbe occorsa tre mesi fa.
Da domani per ristrutturare “l’immobile” si dovrá prima metterlo in sicurezza con grosse iniezioni di cemento armato (patrimoniale e condono) e poi abbellirlo (con le riforme).
Alla fine, fuor di metafora, fino a giugno, il nostro debitone pubblico, superiore per il 20% del PIL, non è stato attaccato solo perchè Tremonti dava grande fiducia all’estero … quando questa fiducia è venuta a mancare si é scatenato l’inferno e qualcuno per i suoi personali interessi non l’ha voluto capire. Basta ringraziare.